CapsuliteAdesiva - Dott. Damiano Rullo

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Capsulite adesiva

Spalla congelata, spalla rigida, spalla bloccata, capsulite adesiva sono tutte espressioni che fanno riferimento a una sindrome che colpisce questa articolazione causando forte dolore e rigidità progressiva, fino al “blocco” della spalla, che non riesce più a compiere movimenti, soprattutto quelli detti di abduzione, di intrarotazione e di extrarotazione.
L’articolazione della spalla è composta da ossa, tendini e legamenti, che si articolano tra loro e sono compresi in una capsula. Si tratta di una struttura di tessuto connettivo che circonda le articolazioni e le protegge, ma che può andare incontro a infiammazioni con conseguente perdita di elasticità, retrazione e irrigidimento, che porteranno alla limitazione o perdita dei movimenti, in particolare dell’abduzione e della rotazione sia interna che esterna.
La capsulite adesiva è una condizione dolorosa e invalidante, in cui tipicamente i sintomi si presentano in maniera lieve e peggiorano gradualmente nel tempo.e che spesso causa notevole frustrazione nel paziente a causa dei lunghi tempi di recupero. La patologia comporta una limitazione forte dei movimenti della spalla. Il dolore costante, che tende a peggiorare nelle ore notturne, può rendere impossibili anche i gesti più semplici.
La condizione porta spesso il paziente ad avere difficoltà anche con il sonno, a causa dei movimenti molto limitati che è costretto a compiere.
La capsulite adesiva è più frequente nel sesso femminile, in un'età compresa fra i 35 e i 50 anni e si associa spesso a malattie metaboliche (diabete o iper / ipotoroidismo); si pensa anche che possa essere collegata a problemi autoimmuni, ma i ricercatori non hanno ancora scoperto perché questa patologia colpisca alcune persone piuttosto che altre.
Le cause della capsulite adesiva quindi non sono ancora del tutto chiare. In alcuni casi potrebbe essere legata a traumi pregressi, in altri a cause psicosomatiche. Ci sono inoltre studi che evidenziano una correlazione tra capsulite adesiva e alcune patologie tra cui il diabete, le disfunzioni tiroidee, l’ipercolesterolemia e il Morbo di Parkinson
La capsulite adesiva si manifesta solitamente in maniera progressiva e si sviluppa in tre fasi:

 
Prima fase: fase dolorosa
 
Nella prima fase è caratteristico il dolore che può essere più o meno intenso e può peggiorare più o meno rapidamente in settimane o mesi. In questa fase iniziale non è ancora ben evidente la perdita dell’articolarità tipica della patologia.
 
Seconda fase: spalla congelata
 
Il dolore, sempre presente, può peggiorare di notte e in alcuni pazienti può risultare particolarmente intenso. Tale dolore può rispondere poco sia agli antiinfiammatori che agli analgesici. Solamente una terapia cortisonica per via orale o meglio un ciclo di 2-3 infiltrazioni di cortisonico intra-articolari può alleviare il dolore. La perdita dell’articolarità è dovuta alla grave retrazione capsulare sia della parte anteriore che di quella ascellare della capsula. Questo è lo stadio in cui la perdita di articolarità raggiunge il massimo livello. Il paziente può avere difficoltà nell’esecuzione delle attività quotidiane e attua spesso dei “compensi” con l’articolazione scapolo-toracica; talora compare anche un dolore alla muscolatura paravertebrale cervicale e lungo i muscoli trapezi. Tale fase dura in media 4-6 mesi.
 
 
Terza fase: scongelamento (“thawing”)
 
Inizialmente la spalla è ancora congelata ma meno o non dolorosa e la fisioterapia può essere più aggressiva. L’incremento della fisioterapia unitamente ad una progressiva riduzione dell’infiammazione porta ad un recupero progressivo dell’articolarità.  Il movimento della spalla migliora lentamente durante la fase di “disgelo” fino al recupero che può essere totale o solo parziale. Questa fase può durare dai 6 mesi ai 2 anni.
 
 
Non è semplice distinguere una capsulite adesiva da altre patologie di spalla, dato che i sintomi, soprattutto quelli iniziali, possono essere comuni ad altre problematiche. Il dolore inizia in maniera lieve e graduale e si inizia ad avere difficoltà nei movimenti e nei piccoli gesti quotidiani. Questo tipo di dolore può irradiarsi lungo il braccio, arrivare fino al gomito o addirittura fino alla mano e si presenta solitamente molto meno tollerabile la notte, a causa dell’infiammazione che si viene a formare. Il sintomo più caratteristico è sicuramente la perdita di mobilità attiva, ma soprattutto passiva. Questo può essere il campanello d’allarme che porterà il medico a pensare che si tratti di una spalla congelata, dato che è molto difficile da individuare anche con esami come radiografie o risonanze.
La diagnosi è fondamentalmente clinica, inizialmente attraverso una visita ortopedica. Lo specialista prende nota dei sintomi e procede ad una valutazione funzionale muovendo la spalla nei piani di movimento, stimando il grado di dolore e soprattutto la limitazione articolare e attraverso test ortopedici andrà a valutare se si è dinanzi ad una capsulite secondaria, dovuta a lesioni muscolari o tendinee, o idiopatica. Verranno poi prescritte delle radiografie per evidenziare problematiche a carico dell’osso come artrosi o la presenza di calcificazioni articolari. Eventualmente, si potranno integrare ecografia e Risonanza Magnetica per mettere in risalto una eventuale lesione tendinea, infiammazione dei tessuti o liquido articolare in eccesso.
 
 
 
I trattamenti per questa patologia si concentrano sulla riduzione del dolore e sul recupero della funzionalità dell'articolazione. La patologia può risolversi da sola, ma può avere un decorso più breve seguendo un percorso di riabilitazione fisioterapica. Nella prima fase i trattamenti possono aiutare a ridurre il dolore e l’infiammazione; nelle fasi successive saranno rivolti a ritrovare la mobilità dell’articolazione e a rinforzarla.

Fra le opzioni terapeutiche per la capsulite adesiva ci sono:
 
     
  • Terapia farmacologica con antiinfiammatori, analgesici, miorilassanti, talora ansiolitici associata a fisioterapia
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  • Iniezioni intra-articolari di corticosteroidi, per alleviare il dolore, ridurre l’infiammazione della capsula e migliorare la mobilità articolare
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  • Terapia fisica, i macchinari più indicati in questi casi sono:  TECAR (Trasferimento Energetico Capacitivo-Resistivo) o CTU (pompa diamagnetica)
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  • Intervento chirurgico in artroscopia nel caso in cui l’ortopedico giudichi che la rimozione di parte del tessuto  capsulare possa essere d’aiuto.

 
 
L’intervento si esegue in anestesia loco-regionale o generale. In una incisione si inserisce l’artroscopio, “telecamera” che permette di vedere l’interno della spalla.Attraverso le altre incisioni vengono introdotti speciali strumenti che permettono l’asportazione del tessuto infiammato, la liberazione delle aderenze e la sezione selettiva della capsula.
 
Al gesto chirurgico si associano manovre esterne di mobilizzazione atte a vincere le resistenze aderenziali aumentando così l’articolarità passiva.La durata media del ricovero è di 24 ore; il paziente viene dimesso nella mattinata successiva all’intervento, salvo complicazioni.
 
Fin dal giorno successivo all’intervento chirurgico, il paziente deve intraprendere esercizi quotidiani di mobilizzazione passiva della spalla onde evitare l’instaurarsi di nuove aderenze. Possono essere necessari alcuni mesi di fisioterapia. In media il recupero funzionale ed il ritorno alle normali attività quotidiane si ottiene in 5-6 mesi ma può essere necessario un periodo più lungo.
 
 
 
 
 
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