Artrosi Gleno-Omerale - Dott. Damiano Rullo

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L’artrosi di spalla gleno-omerale

L’artrosi di spalla, detta anche omartrosi, è una malattia caratterizzata dalla degenerazione (consumo) della cartilagine articolare. Questa è una struttura che normalmente permette alle superfici articolari di scorrere tra di loro. In condizioni artrosiche tale tessuto va incontro a erosioni e frammentazioni con produzione di residui che restano nella sede intra articolare . L'articolazione si gonfia, va incontro a dolenzia e la sinovia ( il rivestimento interno della capsula sinoviale ) dà luogo ad una infiammazione cronica.
Tale malattia è causa di dolore e rigidità della spalla, con conseguente limitazione nelle attività delle normali attività quotidiane. La formazioni di osteofiti marginali ovvero becchi ossei che si formano per ossificazioni della cartilagine o delle inserzioni capsulari in corrispondenza del margine periferico delle superfici articolari sono un’altro reperto molto frequente.
Il trattamento iniziale consiste nella fisiochinesiterapia e nelle infiltrazioni ecoguidate intra-articolari con acido jaluronico. Negli ultimi anni, la ricerca ha sviluppato innovative terapie “biologiche” per l’artrosi. Queste sono il PRP (Platelet-Rich Plasma), ossia un concentrato di piastrine isolate dal sangue del paziente, e le cellule mesenchimali ottenute con trapianto del tessuto adiposo. Nel caso di fallimento del trattamento conservativo, si propone al paziente la sostituzione con protesi della spalla, metodo che, al pari di ginocchio e anca, si dimostra efficace e duraturo.

L’artrosi di un’articolazione consiste nella degenerazione (consumo) della sua cartilagine, struttura paragonabile a un “cuscinetto”. La cartilagine ha il compito di consentire il movimento senza attrito e senza dolore ai capi articolari.

Esistono differenti forme di artrosi.

La più frequente, l’osteoartrosi primaria, è in parte scritta nei nostri geni e in parte una conseguenza del tempo. Negli anni infatti l’articolazione della spalla è sottoposta a continue sollecitazioni che consumano la cartilagine, la quale, una volta danneggiata, non è in grado di guarire. Il risultato di questo processo è il dolore e la rigidità, ossia la perdita progressiva della normale articolarità. L’irregolarità delle superfici articolari causa anche un’infiammazione cronica che porta a ispessimento e a retrazione della capsula articolare, che a loro volta contribuiscono alla perdita del movimento.
L’artrosi post-traumatica, invece, si verifica in seguito a un danno delle superfici articolari dopo frattura, lussazione o lesione dei legamenti/tessuti molli periarticolari.
L’artrite reumatoide (AR) è una malattia sistemica che può colpire qualsiasi articolazione del corpo. È una condizione nella quale il foglietto di rivestimento dell’articolazione (membrana sinoviale) causa un’infiammazione costante dell’articolazione che danneggia sia la cartilagine che l’osso. Vi può essere familiarità per artrite reumatoide e in questi casi anche qualche altro membro della famiglia ne soffre. Le donne sono più colpite degli uomini. Solitamente colpisce anche altre articolazioni come quelle delle mani, il ginocchio e la colonna vertebrale. Per fare diagnosi di AR sono necessari esami del sangue con il dosaggio di marcatori specifici.

Un altro tipo di artrosi è quella che si sviluppa quando vi è un’ importante lesione della cuffia dei rotatori: in questo caso si parla di
artropatia in lesione massiva della cuffia dei rotatori (o cuff tear arthropathy).
Altre cause meno frequenti di artrosi di spalla sono la necrosi avascolare della testa dell’omero e la condrolisi.
La maggior parte dei pazienti riesce a convivere con tale patologia per molto tempo. Solitamente, infatti, l’artrosi di spalla è tollerata più a lungo rispetto all’artrosi di ginocchio o di anca, dal momento che la spalla non è un’ articolazione sottoposta a carico. I pazienti si rivolgono al medico quando il dolore limita il sonno e quando la perdita di movimento limita la qualità della vita.

L’artrosi di questo tipo esordisce spesso con un dolore sordo all’articolazione della spalla, a insorgenza graduale, che compare durante i movimenti. Molti pazienti notano una rigidità e una limitazione nei movimenti della spalla durante lo svolgimento delle attività quotidiane. La perdita di movimento è spesso accompagnata da sensazione di scrosci o blocchi dell’articolazione.
La sintomatologia è caratterizzata dal dolore locale che presenta un ciclo in tre fasi: è vivo all’inizio del movimento, si attenua durante l’attività funzionale, si riacutizza poi dopo attività prolungata.
Nelle fasi avanzate il dolore si fa ininterrotto ed è presente anche durante il riposo notturno.
La limitazione funzionale è il secondo sintomo presente nella patologia artrosica ed è espressione di ostacoli meccanici e della contrattura muscolare è costante e relativamente precoce anche se non interessa tutto l’arco dei movimenti.

Per confermare la diagnosi, la maggior parte delle volte è sufficiente un esame radiografico standard in diverse proiezioni (antero-posteriore, assiale e la proiezione di Lamy).
La TAC è utile per programmare al meglio l’intervento chirurgico con protesi della spalla. Oggi abbiamo a disposizione dei software che sono in grado di ricostruire in 3D la spalla del paziente, calcolare virtualmente la giusta dimensione e programmare il corretto posizionamento dell’impianto protesico.
La RMN (la risonanza magnetica) invece è utile per lo studio dei tessuti molli circostanti e per dirimere il dubbio di una lesione associata dei tendini della cuffia dei rotatori.
In molti pazienti il trattamento conservativo è efficace o per lo meno ritarda il più possibile la necessità di dover ricorrere a un intervento di sostituzione con protesi della spalla. Si può intervenire a diversi livelli: in primo luogo la modifica di alcune attività della vita quotidiana che causano dolore come per esempio il sollevamento di pesi eccessivi.
In secondo luogo la fisioterapia. Per poter procedere con un programma fisioterapico è necessario che la spalla sia ancora mobile. Se, infatti, le superfici articolari sono troppo irregolari e la spalla troppo rigida, la fisioterapia potrebbe aggravare il dolore.
Le infiltrazioni di acido ialuronico nella spalla sono una moderna alternativa di trattamento per l’artrosi gleno-omerale. Si tratta di un liquido visco-elastico con proprietà
lubrificanti e antinfiammatorie. A seconda del grado di artrosi, lo specialista utilizzerà un acido ialuronico più o meno “denso” (ad alto o basso peso molecolare).
Questa sostanza va iniettata con grande accuratezza all’interno della spalla, cioè in sede intra-articolare, proprio dove la cartilagine è rovinata. Pertanto si tratta di una procedura che deve essere eseguita contemporaneamente a una guida tramite ecografia
.Queste infiltrazioni, ripetute a distanza di 6-12 mesi, in molti casi sono in grado di procrastinare un eventuale intervento protesico. Inoltre queste iniezioni non sono dolorose, non più di una semplice puntura.

Il trattamento farmacologico classico, invece, comprende i FANS (antinfiammatori non steroidei): sono utili in molti casi e ne esistono di molti tipi. Non c’è un’evidenza scientifica che dimostri che un antinfiammatorio sia più efficace di un altro. Tutti i FANS possono avere degli effetti collaterali, in particolare a livello gastrico (stomaco) dove possono portare a sanguinamenti e/o ulcere. Per questo motivo, prima di assumere autonomamente tali farmaci, è sempre meglio consultare il medico, soprattutto per periodi di utilizzo prolungati.

Il trattamento conservativo che sta dando risultati promettenti è rappresentato dalle tecniche di medicina rigenerativa : PRP e cellule mesenchimali

Il PRP (plasma ricco di piastrine o ‘Platelet-Rich Plasma’) è un concentrato di piastrine isolate dal sangue del paziente stesso, per cui è sufficiente un piccolo prelievo venoso.
Dopo un’opportuna filtrazione e concentrazione, il preparato viene attivato e iniettato tramite guida in ecografia nella zona da trattare. L’attivazione di questi fattori determina il rilascio alcune sostanze capaci di stimolare la guarigione del tessuto degenerato.
Studi recenti hanno messo in luce l’efficacia del trattamento con cellule mesenchimali staminali nella terapia dell’artrosi, in virtù del loro potenziale di guarigione nell’ambito della medicina rigenerativa.
La procedura viene eseguita in anestesia locale e dura circa 20-30 minuti. Si esegue una lipoaspirazione a livello addominale, dopodiché si microframmenta il tessuto adiposo prelevato e lo si inietta, sempre con l’ecografia a fare da guida, nella spalla artrosica.
Tali cellule possono essere ottenute tramite trapianto del tessuto adiposo in modo semplice ed efficace (infatti il grasso è di facile accesso e contiene cellule mesenchimali stabili e poco sensibili all’età del paziente). Grazie a queste caratteristiche è possibile un loro immediato utilizzo, sempre attraverso una semplice infiltrazione articolare, senza la necessità di coltivazione in laboratorio.
Per mezzo di queste tecniche è possibile rigenerare un tessuto simil-cartilagineo, ritardare l’evoluzione fisiologica dei processi artrosici e ottenere un miglioramento del quadro clinico.


Se i trattamenti conservativi non sortiscono gli effetti desiderati, si opta per il trattamento chirurgico: la protesi della spalla. Si tratta di un intervento ormai routinario e affidabile, in grado di migliorare sensibilmente la qualità della vita del paziente.
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