Artrosi Anca - Dott. Damiano Rullo

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Sempre più persone nel mondo soffrono di coxartrosi: conosciuta anche come artrosi dell’anca, è la patologia che più frequentemente colpisce questa articolazione e che tende a degenerare con l'età, in particolare se non viene individuata negli stadi iniziali.
L’artrosi dell’anca è una patologia causata dalla degenerazione della cartilagine che ricopre l’articolazione dell’anca. La cartilagine svolge una funzione cuscinetto e permette lo scorrimento delle ossa l’una contro l’altra, evitando gli attriti: quando si rovina e non ricopre più del tutto le superfici articolari, l’aumento dell’attrito e la ridotta flessibilità dei tessuti può generare l’infiammazione delle altre parti molli, come tendini e legamenti.A causa di tale degenerazione, infatti, la cartilagine articolare si assottiglia e ciò comporta lo
sfregamento anomalo delle porzioni ossee sottostanti, le quali si infiammano.

La patologia è conosciuta anche come coxartrosi: questo nome deriva dal termine medico per indicare l’anca, ovvero “coxa”, utilizzato in particolare quando si fa riferimento ai processi patologici che la riguardano.
L’anca è formata dall’articolazione coxo-femorale, conosciuta più semplicemente come articolazione dell’anca, e dall’insieme delle parti molli che la rivestono. Si tratta di un’articolazione molto importante: l’anca infatti sostiene il carico maggiore ed è coinvolta in ogni movimento del corpo.
Proprio perché questa articolazione viene usata continuamente - si pensi a semplici azioni come camminare, alzarsi, sedersi, guidare l’auto - e permette alla gamba una grande libertà di movimento, l’anca è particolarmente delicata e più soggetta di molte altre all’artrosi.

La coxartrosi dell'anca è una condizione comune in tutto il mondo che colpisce principalmente i soggetti di età più avanzata. Alcuni dati possono aiutarci a comprendere meglio la distribuzione di tale patologia nella popolazione:

  • La prevalenza di artrosi all’anca varia dal 3% al’11% nella popolazione di età superiore ai 35 anni
  • È stato stimato che il 3% della popolazione adulta in generale e l’8% dei soggetti sopra i 60 anni sono affette da coxartrosi
  • Le donne sono maggiormente interessate da tale condizione rispetto agli uomini

Alla genesi della coxartrosi possono concorre alcuni fattori, definiti fattori di rischio, che se presenti, potrebbero aumentare la probabilità di sviluppare tale condizione. Tra i principali troviamo:

  • Età (>50 anni)
  • Sesso femminile
  • Cause genetiche, sovrappeso e obesità
  • Elevato volume ed intensità dell’allenamento sportivo
  • Osteonecrosi della testa del femore
  • Lesione del labbro acetabolare o frattura dell’acetabolo o del femore
  • Displasia congenita dell'anca
  • Morbo di Perthes, di Cushing
  • Epifisiolisi prossimale del femore

La coxartrosi è caratterizzata da diversi segni e sintomi che possono essere riferiti dal paziente oppure osservati dall’ortopedico in sede di prima visita. In particolare abbiamo:

  • Dolore all’anca, all’inguine o alla parte anteriore della coscia che può irradiarsi anche al ginocchio o posteriormente ai glutei. Solitamente il dolore si sviluppa lentamente e peggiora con il passare del tempo ma può anche presentarsi improvvisamente. Nelle fasi iniziali questo può aumentare con l’attività e migliorare con il riposo mentre, nelle fasi più avanzate della malattia il dolore può essere continuo e presente anche a riposo o durante la notte.
  • Rigidità dell’anca soprattutto al mattino, che dura in genere 30 minuti con successiva attenuazione e che rende difficoltosa la deambulazione, con evidente zoppia. Spesso è associato a Mal di schiena anch’esso legato all’eccessiva rigidità dell’ileo-psoas, dato che influenza sia la colonna lombare che l’articolazione dell’anca.
  • Debolezza muscolare generalizzata dell’arto inferiore, in particolare del muscolo quadricipite e dei muscoli glutei
  • Limitazione dei movimenti con difficoltà a salire le scale, guidare, camminare, fare pulizie e incapacità progressiva di svolgere molte attività quotidiane

In letteratura medica, la coxartrosi può essere divisa in tre stadi principali

  • Il primo stadio è il meno grave della coxartrosi: il paziente soffre periodicamente e il dolore risiede solo a livello dell’anca, scatenato da un’attività motoria eccessiva.La coxartrosi in questo  stadio è una condizione alquanto subdola, in quanto, con il riposo dell'arto inferiore sofferente, la sensazione dolorosa tende a scomparire molto rapidamente e in maniera quasi completa.
  • Il secondo stadio è quello intermedio della patologia, i cui sintomi diventano più intensi e iniziano a comparire non solo in seguito a movimento o attività fisica, ma anche a riposo. Inoltre, il dolore non interessa più solo la zona dell’anca ma si estende anche all’area inguinale e alla parte anteriore della coscia.
  • Il terzo stadio è quello finale, caratterizzato da un dolore cronico, intenso e diffuso. In questa fase, i movimenti dell’articolazione sono notevolmente ridotti e il paziente è incapace di compiere le più semplici azioni, come camminare o fare le scale.

In genere, l'iter diagnostico che porta all'individuazione della coxartrosi inizia dall'esame obiettivo e dall'anamnesi. Quindi, a seconda delle circostanze, può procedere con: una serie di esami di diagnostica per immagini (tra cui i raggi X all'anca, la risonanza magnetica dell'anca e l'ecografia dell'anca), analisi del sangue e un'artroscopia a scopo diagnostico.
L'esame obiettivo è l'insieme di manovre diagnostiche, effettuate dal medico, per verificare la presenza o assenza, nel paziente, dei segni indicativi di una condizione anomala.
In caso di sospetta coxartrosi, classiche manovre diagnostiche sono:

  • Il test di movimento dell'anca attivo e passivo (o assistito); permette di valutare quali movimenti sono dolorosi e quali non lo sono.
  • Il test del crepitio durante i movimenti dell'articolazione.
  • Il test del dolore evocato dalla palpazione dell'anca.
  • Il test della camminata (in termini pratici, il medico osserva come il paziente cammina).

La tecnica di imaging radiografica prevede l'esecuzione di una Rx dell’anca sotto carico, ovvero con paziente in piedi, e in proiezione laterale con coscia divaricata e gamba flessa. In geneere sulla lastra  radiografica, un'articolazione artrosica appare:

  • ipertrofica;
  • con osteofiti marginali;
  • con una dislocazione laterale del centro di rotazione;
  • con un restringimento focale dello spazio articolare superiore.

Altre tecniche diagnostiche comprendono:

  • le radiografie del tratto lombosacrale per discriminare altre cause potenziali di dolore lombare ed interessamento sacroiliaco associato;
  • la risonanza magnetica per visualizzare la sofferenza ossea reattiva;
  • la TAC per lo studio di eventuali deficit ossei necessario nella pianificazione pre-operatoria;
  • la scintigrafia ossea, utile per evidenziare alterazioni focali della pelvi e del femore.

L'artroscopia a scopo diagnostico è un intervento chirurgico minimamente invasivo, a cui i medici ricorrono quando i precedenti esami sono risultati poveri di informazioni utili e la situazione presenta ancora dei punti di domanda (per esempio, è ancora incerta l'entità del danno cartilagineo).
Dal punto di vista pratico, consiste nell'osservare dall'interno l'articolazione dolente, tramite uno strumento – il cosiddetto artroscopio – munito di una telecamera, una fonte luminosa e un collegamento a un monitor (che proietta quanto rilevato dalla telecamera).

L’artrosi dell’anca non può essere risolta con i farmaci, ma esistono terapie che hanno l’obiettivo di alleviare i sintomi e rallentare il processo degenerativo della cartilagine:

  • terapie antiinfiammatorie (paracetamolo, ibuprofene) da assumere su indicazione medica
  • terapie con integratori per la cartilagine detti condro-protettori (a base di glucosamina e condroitin solfato), gli unici ad aver dimostrato efficacia nell’attenuare il dolore e aumentare la mobilità articolare in misura pari agli antinfiammatori e senza effetti collaterali. Favoriscono la preservazione della cartilagine essendo degli importanti costituenti della stessa.
  • fisioterapia con mobilizzazioni articolari, esercizi di allungamento e di postura per ottimizzare la funzionalità dell’articolazione
  • viscosupplementazioni, cioè infiltrazioni intra-articolari con farmaci “lubrificanti” come gli acidi ialuronici. Questa terapia è sicuramente molto meno indicata per l’anca rispetto al ginocchio perché è gravata da un maggior numero di complicanze e da un minore beneficio.

Nei casi di coxartrosi avanzata o nei casi resistenti alle terapie non chirurgiche, la soluzione da prendere in considerazione è l’intervento di protesi d’anca.

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